VIA MARIO BIANCHINI

Via Mario Bianchini

Via Mario Bianchini Tricolore

E� SORTA AROMA, ZONA EUR, VIA MARIO BIANCHINI
PUGILE, CAMPIONE E UOMO PERBENE

Roma 27 Aprile 1985 Dal Giornale Boxe Ring N.6 Giugno 1985


Via Mario Bianchini

Gli hanno intitolato una strada, come ad uno scrittore, od a un filosofo, ad un eroe: "Via Mario Bianchini" pugile 1911-1957Per chi non conoscesse pugili n� pugilato e volesse saperne di pi� alla scritta aggiungiamo: campione d�Italia e d�Europa nel 1930, medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Los Angeles nel 1932, campione d�Italia dei pesi medioleggeri nei professionisti del 1938. Via M.Bianchini si trova nella zona Eur-Roma70 alla fine del viale del Tintoretto, adiacente a P.zza valerio Bacicalupo, e Via Ascari, tutti personaggi vissuti nello sport e che hanno fatto la storia dello sport, Bianchini � in buona compagnia.E� la prima volta che dedicano una strada ad un pugile e questo Rende onore al Comune di Roma ed all�iniziativa del consigliere Sandro Natalini. Tutto � nato, da una storia d�amore e d� amicizia. Dal grande amore della signora Giuliana vedova di Mario, da quello dei figli Renzo, Luigi, Cesare, Rossana e Gianna e dell�amicizia della gente che ha conosciuto e stimato Mario, da via delle botteghe Oscure dove era nato dalla Garbatella dove era vissuto, da Trastevere, da S. Martino ai Monti, la gente sportiva e non, di questi quartieri, insieme alla famiglia, ha voluto la "Via Mario Bianchini". La storia di Bianchini � quella di una ragazzo estremamente serio,modesto, sereno malgrado l�epilogo drammatico della sua prestigiosa carriera. Una carriera iniziata, nel 1926, seguendo le orme del fratello Fernando (pari con Turiello e vittoria sul campione sudamericano Casal�) al quale portava la valigetta per accompagnarlo alla palestra dell�Audace. E� Cesaretto De Santis sempre lui il decano dei manager, che inizia ed imposta quel biondino magro e distinto, lo forgia, con la trepidazione del padre, tenendo conto del fisico che presenta, in linea con il diretto sinistro, a m� di fioretto, ed il mento incassato nella spalla, a protezione di quel bel viso imberbe e delicato. Si diceva, allora, che era il pi� bel sinistro in giro per il rings italiani e con esso Mario ci ha fatto il giro del mondo e l�ha stampato sulla faccia di tutti i suoi avversari. Una carriera dilettantistica meravigliosa, tutta in azzurro, che ha raggiunto, l�oro agli europei di Budapest, il bronzo alle olimpiadi di Los Angeles. Debutt� nel professionismo nel 1933, fu un esordio atteso da cui ebbe inizio la sua marcia: a Parigi d� spettacolo di tecnica ed i francesi l�applaudano entusiasmati. Vince, a Roma, un incontro stracittadino con il suo amico Otello Abbruciati, poi parte per l�argentina ed a Buenos Aires, batte i pi� forti campioni, da Suarez Franco, a Escud�, Bilanzone, Landini e Fernandito. Si racconta che in quella tournee, Mario,in una concitata conferenza stampa alla vigilia della

Via Mario Bianchini

sua rivincita con Fernandez (Fernandito), notando l�arroganza verbale del suo avversario, proruppe nella frase "ma chi � Cacini?" i giornalisti presenti chiesero spiegazioni e Mario le dette raccontando del suo amico comico romano che in ogni esibizione teatrale culminava con al rituale frase "ma lo sai chi so? Io so Cacini".Il ritorno in Italia nel 1936, lo trova ancora per pochi incontri peso leggero. Affronta il campione d�Europa Tamagnini e dopo un entusiasmante lotta perde ai punti. Ma aveva sofferto molto per rimanere nei limiti del peso e decise di passare nella categoria superiore. Subito si iscrive ad un torneo per l�assegnazione del titolo italiano del welter lasciato vacante da Vittorio Venturi. Batte tutti i migliori: Alessandrini, Michele Palermo, Gigi De Laurentiis ed in finale anche il fuoriclasse Amedeo Dejana e diventa campione Italiano. E� l�apoteosi di una carriera condotta con classe ed eleganza. Assai mobile sulle gambe, diretto sinistro come una spada, destro secco e preciso, testa incassata sulla spalla, sempre dondolante per evitare e smorzare i colpi avversari, era il suo caratteristico modo di esibirsi. Fece scuola. Poi venne la fase discendente, quasi un presagio, di quanto doveva accadere. Perde per squalifica con Gustav Humery, con Montanari ai punti e con Locatelli e Orlandi campione Europeo. Pareggia con l�astro nascente Emor Perticaroli ma nella rivincita la tragedia - deve abbandonare per un ferita vicino all�occhio e la diagnosi dei sanitari � drammatica. Rester� menomato. Lascia la boxe e con l�aiuto dei suoi e della sua famiglia supera lo sconforto. Si impiega presso un istituto importante bancario la BNL dove si fa apprezzare come sul ring � serio, rispettoso e amico di tutti, ma non lascia l�ambiente della boxe, diventa insegnante ed anche in questo ruolo si fa onore; fonda la societ� Bertini - che diventa fucina di tanti campioncini. Ma il fato gli � contro, una sera durante un torneo dilettantistico, all�angolo di un suo allievo, viene colto da malore muore tre giorni dopo a soli 46 anni. Non � retorica ma se vi trovate a passare per quella via che l�amore e l�amicizia hanno voluto, sappiate che Mario Bianchini, non era solo un pugile, era un campione, ed era soprattutto un gentiluomo, di quelli che fanno onore all�intera societ�.Ringraziamo il comune di Roma.


NO QUERIAN QUE BOXEADA
NON VOLEVANO CHE BOXAVA

NON VOLEVANO CHE BOXAVA

Mio fratello Fernando, che voi gi� conoscete venuto qui nel 1929, per un combattimento con Turiello, io lo ammiravo e volevo imitarlo nel pugilato, per� lui non voleva che io boxassi, e ogni volta che io mettevo i guanti lui si arrabbiava molto, il modo in cui Fernando me lo proibiva,aveva l�effetto contrario, e io pi� tardi in un pomeriggio mi recavo da solo alla palestra a praticare quello che avevo visto.. un giorno che ero molto entusiasmato mi trov� boxando in palestra davanti ad uno specchio, Fernando mi prese per un orecchio, io provavo a resistergli ma la presa era cos� forte che se tiravo mi staccava un�orecchia, io volevo togliermi i guanti e lui mi tir� cinque o sei "tranvate" che io parai e risposi in eguale misura: Una di queste lo prese in pieno alla mandibola, e bast� questo ,e rimasto sbalordito e serio, inizi� a parare, fintare ed ed a insegnarmi tante altre cose, cominciava ad insegnarmi a boxeur. 2) Prima della gara olimpica, partii per il nord america mi incontrai a New Jork con Salek, un leggero formidabile con i suoi record era un - rosario - di K.O. al 1� round in un feroce scambio mi frattur� la mandibola. Figurarsi come mi sentivo. Pensai di abbandonare. Per� al suono della campana del 2� round una strana forza, la immaginai nel combattimento di mio fratello Fernando con Venturi; mi sentivo tranquillo mi recai in mezzo al ring, e senza pensare attaccai senza sentir dolore, cominciai a ripartire sempre, come.......e vinsi il match. 3) Mio fratello Fernando combatt� nel 1927 a Roma, con V.Venturi, si � fratturato tutte e due le mani. Io le gridavo di abbandonare, Soffrivo nel vederlo cos� male, e mi spostai al suo angolo del ring, mi guard� e io le gridai "Abbandona", per tutta risposta mi tir� un pugno che se mi prendeva mi staccava la testa. Per� quel comportamento mi fu di esempio per il sacrificio di come seguitava a combattere e soffrire.


I BIANCHINI

I Bianhcini Le Belle Famiglie Romane

Forse, se a quel tempo (siamo alla fine dell�anno 1920) fosse esistito il D.D.T. quel "microbo" contagioso che prese stabile dimora nello stesso palazzo dove abitava la famiglia Bianchini, non sarebbe riuscito a dare al pugilato nazionale tre atleti militanti (e sembra che non si finisca ancora) che dettero, chi pi� chi meno, lustro e gloria allo sport italiano. Husson ex campione europeo, fu il "microbo" Via dei polacchi il luogo del..... delitto � Fernando Bianchini, il primo colpito dal morbo. Quest � ultimo inizi� i primi passi nella palestra di Castelli e debutt� nell�anno 1921: Fu un ottimo dilettante e nella sua categoria (pesi leggeri) fu uno dei migliori , grande il suo coraggio e alla sua boxe abbastanza tecnica, era uno di quelli che non andava per il sottile pur di combattere, uno di quelli cio� che non badava all�avversario, chiunque fosse. Memorabile la sua rivalit� con Caccia col quale sostenne ben quattro combattimenti terminati sempre, ora vincente l�uno ora l�altro, per una cortissima testa. Pareggi� con Vittorio Venturi nel 1925, batt� Profumo, chiuse in parit� con Farabullini e con Turiello a Velletri, perdendo con F.Marfuri nel torneo degli otto pesi leggeri. Nel 1928 emigr� in Argentina e, stabilitosi a Buenos Aires, dopo aver incontrato e perso con Mocoroa, pugile allora quotatissimo, si dette con fortuna al commercio e ancora oggi risiede col� dove gestisce un dancing. Nel 1927 anche il fratello Mario inizi� quella carriera pugilistica che, deve portarlo in seguito molto in alto.Divenne costui il CAPO CLASSE della famiglia e, ancora oggi, senza tema di smentite, possiamo affermare che egli fu forse il pi� completo pugile che la nostra Nazionale dilettantistica possa vantare. Come professionista poco fu l�attivit� da lui svolta, ma come "puro" il suo libro d�oro � veramente magnifico. Inizi� sotto le cure di Gabrielli nell�anno 1927 e, dopo appena due anni, conquist� a Roma, il titolo di campione italiano battendo in finale il palermitano Ferrari detto "il Bosisio siciliano" ed oggi quotatissimo arbitro nazionale.Mario conta una settantina di match come dilettante con circa trenta presenze in Nazionale dove divenne capitano dal �30 al 32�l�anno 1930 lo consacr� campione europeo dopo aver eliminato atleti come Niels (Danimarca) Eder (il famoso tedesco col quale sostenne in totale cinque incontri con tre vittorie, una sconfitta, un pari e con Szobolescki ungherese. Sempre nel 1930 a Erfut ottenne due vittorie su Manderburg, in seguito con la nazionale batt� a Bruxelles Wouters che divenne poi campione nazionale belga; nel 1932 fu olimpionico a Los Angeles e fu sconfitto di stretta misura al quarto match da Stevens che vinse poi il titolo olimpionico. L�anno 1933 lo vide passare il Rubicone e debutt� con F.Baiocco nel match che fece epoca per l�accesa battaglia che ne scatur�. In seguito a Parigi batte Ivet Challenger di Tenet, batt� il nero Soja e al tredicesimo incontro perse con Orlandi allora campione europeo.Trasferitosi in Argentina ottenne grande successo, e incontr� grandi campioni vinse con Suarez il "Torito" vinse col grande Bilanzone e alla rivincita perse;

Mario Bianchini Campione

pareggi� con Raul Landini grande campione Welter, e poi pareggi� con Fernandito, vinse con Escud� memorabili i suoi match acclamato dal pubblico argentino che lo vedeva come il nuovo Bonaglia campione italiano che l� ebbe molto successo, dopo 14 mesi della sua tournee, ritornato a Roma, sostenne degli incontri nella qualificazione del titolo europeo dei welter lasciato vacante da Venturi Vittorio una selezione durissima dove sconfiggeva Alessandrini, De Laurentiis, e Palermo (Kid Frattini) e poi Dejana e divenne campione italiano welter. Torn� ancora in argentina dove disput� altri incontri vinse con Landini e Fernandito e vinse

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il cinturone d�oro avendo quattro punti di vantaggio su i suoi avversari. Boxeur scientifico e intelligente, pugilisticamente parlando, meraviglioso nel suo gioco di gambe, di schivate e di bloccaggio, in possesso di una guardia personale e di un sinistro secco e preciso, su tutti i ring del mondo, dette dimostrazione della bont� della scuola italiana. Attualmente egli � un apprezzato procuratore di noti professionisti e istruttore della societ� Nicola Bertini.Dopo Mario, ecco Armando il minore dei fratelli, il quale come dilettante sostenne sedici incontri ottenendo altrettante vittorie, peso welter promettente, dotato di un fisico meraviglioso, era considerato una grande speranza, ma la guerra d�Etiopa e circa dieci anni di militare troncarono definitivamente la sua carriera. L�albero genaologico di questa bella famiglia non poteva terminare cos�, ed ancora oggi, le cronache sportive, parlano di un Bianchini, giovane peso gallo, al quale � passata l�eredit� di tanta gloria dei suoi precedessori. Costui � Enzo, figlio di Mario, il quale a sedici anni ha vinto gi� i campionati laziali; attualmente � sotto le cure del padre al fine di completarsi tecnicamente e in attesa che il tempo plasmi per lui quel fisico necessario a mantenere le speranze che il lui la famiglia intera ripone.Firmato P. P.



I GUANTI D�ORO DELLA GARBANTE

I Guanti D Oro della Garbante

Vecchie glorie rivive nei ricordi dagli sportivi l�epopea della boxe di Mario Bianchini detto "er fagiolo", di Alvaro Nuvoloni e di Ettore Mortale. Erano tre le palestre del quartiere popolare. Sul ring si allenava anche Maurizio Arena. da art. del giornale del 17/2/1989. Garbatella i pugni di Primo Carnera facevano ancora rumore. Alla fine degli anni trenta il gigante di Sequals era entrato nella leggenda. Nel 1938 era diventato campione del mondo nei pesi massimi battendo negli USA Shaffer. Fu il primo italiano a conquistare la cintura iridata e il fascismo non manc� di fargli indossare una camicia nera "extra large". Ma la leggenda fin� l�anno dopo. Sotto i pugni di Joe Louis uno dei pi� grandi massimi della storia del pugilato. Il bombardiere nero. E� in questi anni che alla Garbatella la boxe ha un boom straordinario, centinaia di giovani entrano nelle palestre del quartiere a menare cazzotti al sacco e al pungine-ball, tanti giovanottoni, alcuni dei quali conobbero ring internazionali e il podio olimpico. Nei lotti del quartiere popolare erano tre le palestre funzionanti a pieno ritmo: quella di Via Ferrari al lotto 8, la Spartaco Proietti di Via Percoto all�albergo Rosso e quella della scuola Michele Battisti a Piazza\Damiano Sauri. E� qui che Maurizio Arena plasm� pettorali e bicipiti prima di passare sulle prime pagine dei rotocalchi rosa come il "Fusto Nazionale". Erano i tempi di "Poveri ma belli" quando il fidanzato di principesse e nobildonne imperversava nelle sere d�estate nei bar della Garbante a bordo di sfavillanti decappottabili cariche di "bulli e giovani stelle" del cinema.



La Leggenda Del Ciclone Nuvolosi

BIANCHINI BURATTI

Tra i giovani che ai primi pugni si misero in evidenza come non ricordare Alvaro Nuvoloni detto il "chivecchia" d�origine shangaina della buca di Tormarancia and� ad abitare poi all�albergo bianco, al lotto 41 a Piazza\Eugenio Biffi. Fu campione italiano professionisti nei pesi gallo e nei piuma, era un brachitipo dal collo taurino, peso 50 chilogrammi. Possedeva un pugno eccezionale e doti di grandissimo incassatore, infatti non ha mai conosciuto l�amaro sapore del k.o., ma con la girandola di colpi che contraddistingueva la sua boxe assillante ne aveva mandati diversi al tappeto. Rimane memorabile il combattimento per il titolo europeo dei gallo a Barcellona nel �49 con Romero che lo sconfisse di stretta misura. Negli appuntamenti importanti il boxer della Garbatella � sempre mancato, la fortuna non � sempre stata dalla sua parte. Nuvoloni afferma con una punta di nostalgia Marcello Rosati, era un vero campione. Se Alvaro Nuvoloni fu un picchiatore, un vero e proprio fighter, fu MARIO BIANCHINI detto "Er fagiolo" un "leggero" della Garbatella fu un vero "signore del ring", un finissimo schermitore. Bianchini era dell�albergo rosso al lotto 43. Fece una strepitosa carriera dilettantistica. Nel 1932 fu finalista alle Olimpiadi di Los Angeles dove conquist� la medaglia di bronzo. Campione italiano e d�Europa nei dilettanti e poi campione d�Italia nel professionismo. Fu ingaggiato da un manager americano che lo port� pi� volte oltre oceano negli U.S.A. e in Argentina. Una sorte comune a molti pugili italiani dell�epoca tra cui i fratelli Venturi, Locatelli, Spoldi. Di ritorno dall�america si accas� alla palestra Bertini di via Frangipane. Si, Mario Bianchini fu uno dei pi� grandi pugili di tutti i tempi rassicura Fernando Filippini, l�abile maestro della noble art, l�ultima palestra di superstite situata in Via Ostiense. Era uno stoccatore, un boxer scientifico al livello di Locatelli, Enrico Venturi e Roberto Proietti. All�Audace si allenava con Urbinati, il famoso peso mosca A Bianchini dietro interessamento mio - prosegue Pioppini e del Presidente dell�Audace Bruschi, e di tanti sportivi romani, fu intitolata una strada nel nuovo quartiere di Roma �70 a Roma �70. Un altro pugile degno di nota, professionista e campione italiano nel 1938 e nel �39 fu Ettore Mortale, era un peso leggero, abitava in Via Giustino de Jacobis. Rimane memorabile il combattimento con Aldo Spoldi, Mortale perse ma riusc� a metterlo a terra e a farlo contare fino a nove. Grande incassatore, possedeva una castagna terrificante. Ma era poco veloce nei colpi. L�album dei ricordi prosegue con tanti altri campioni Cristolini, e De Paolis, Giuliano Catini, Di Stefano ed altri.


A colloquio con un mito (DA BOXE RING) di Decio Lucarini
"CESARETTO DE SANTIS":
IL VOLTO DELLA BOXE DI UN�ALTRA EPOCA

Cesaretto Desantis il volto della boxe di un altra epoca.jpg

La sua figura va ben oltre i confini del pugilato romano. A 81 anni i suoi ricordi hanno la freschezza di ieri e ci fanno riscoprire un mondo ricco di profonda umanit�. Se dici De Santis Cesare, hai detto un nome e un cognome, anche comuni se vogliamo, ma se dici "Cesaretto", allora hai detto qualcosa di mitico, in ogni caso al di l� di ogni dubbio: � lui. Lo trovi oggi nel suo negozio di articoli sportivi come fosse nato � e deve esserlo 81 anni fa � sotto un segno di oroscopo vincolato con lo sport. Tu passi per via Federico Cesi e prima ancora dell�insegna "Cesaretto Sport" ti colpiscono i suoi giornali murali che egli espone all�uso cinese e che trovano, tra l�altro, anche astuti portoghesi. Sono nato per lo sport e non concepisco altro modo di vivere. Frequentavo la "Ginnastica Roma" in via Basilicata, mi orientai verso i guantoni, un poco di pugilato, poi capii che forse si addiceva pi� ai miei mezzi, alla mia mentalit�, l�insegnamento. Un fatto istintivo. Mi veniva da pensare - Ecco bisogna fare cos�, poi combinare questa con quella mossa, riflettere. Se un giovane ben dotato, volenteroso, mi ascolta, io posso tirarne fuori un campione. Sai che ti dico, ci provo. Avevo smesso appena il grigio-verde del 15-18 (bersagliere, l�orgoglio di quei tempi) su piazza c�erano Tavani, Semprebene, Amati, De Pascale; mi allineo anch�io ed apro la sala De Santis in Via Tevere. Una decina di ragazzotti pi� o meno convinti ma animati da quello che allora si poteva veramente chiamare - il sacro fuoco -, l�attrazione verso uno sport che poteva avere si e no un concorrente nel ciclismo di Galletti ancora prima che di Girardengo, di uno sport che si chiamava Dempsey e Carpentier, e da noi Erminio Spalla e Mario Bosisio, oppure Barbaresi e Parboni. Allora questo - fanatici - (in senso buono, intendiamoci) portavano i capelli, appunto, alla boxeur, cio� nuca rasata e appena un caschetto di capelli corti in mezzo alla testa. Si pavoneggiavano un po� ma erano dei semplici dei bravi ragazzi che tutt�al pi� miravano a far si che nel quartiere si dicesse di essi: - Va in palestra, fa la bocchese -, il primo campioncino della mia covata fu Angelini Attilio (Angelini I�) che vinse il titolo di campione centro meridionale dei pesi gallo. Poi il primo (ne seguiranno altri) trasferimento di tende in via Boccherini: Sala Ludovisi. Quasi un pariolino, non si direbbe -. - Sono nato in via Montebello, la mia zona di operazioni stava naturalmente l�. Resta nella zona ancor quando si trasferisce in via Orvieto ingrandendosi di spazio e di reputazione, diciamo di popolarit�. La sala che ospita anche intrattenimenti danzanti, � capace di un migliaio di posti che consentono l�allestimento di riunioni dilettantistiche di rango, miste e perfino di professionisti. Onorano infatti i cartelloni dell�epoca nomi come quello di Palmucci, Garzena, Della Valle, Piacentini ed altri di eguale levatura. E le famose - Cinture di Roma - in alternanza col - Trofeo della Lupa -. Roba da 300-400 partecipanti, una dozzina e passa di serate, dai pesi minimi, quelli che oggi si chiamerebbero minimosca, ma con partecipanti al disotto degli attuali 48 chili che si chiamavano Venturi, Buratti, Lavilla che pass� poi all�insegnamento immettendo nello scibile di allora la sua famosa - ciavattata - (sventolaccia, per i non iniziati) - fino ai pesi massimi, insomma tutte le categorie di peso al nastro di partenza. - tempi irripetibili - , tempi da sogno! Ci invidiavano l�elemento migliore, ma ognuno si teneva la roba sua. Si diceva, che bel ragazzo quel peso leggero era Farabullini! E quel piuma di Volpi, hai visto che velocit�? Magari si concludeva, a mo� di presagio: Dammi un altro po� di tempo e ti tiro fuori io un welter che sturba tutti. Ci� du� mattoni nelle mani!. Poi, magari questo welter non veniva fuori, ma la promessa da una parte e l�attesa dall�altra alimentavano rivalit�. Trastevere e Testaccio, Prati e Borgo, San Lorenzo e Santa Croce, Portuense e l�Aurelio, erano i pi� irriducibili battaglieri. E poi, la provincia, dalla gloriosa Civitavecchia a quelli dell�altra sponda di Anzio, viterbesi e velletrani con l�aggiunta di qualche frascatano, come Romoli e Cellli che avevano diviso in due la focosa cittadina laziale. Adesso "Cesaretto" ha i lucciconi tra le fessure degli occhi stanchi ma vivaci come allora. Mi indica un manifesto vetusto, un - collage - con le teste dei suoi pupilli di un temo, alcuni articoli di rilievo tra i quali trova posto anche la mia firma. "E� il mio antiquariato" Pezzi rari che manco a via del Babuino o ai Coronari -, motteggia per riprender quota e proseguire. Dal C.R.I.A., il gran passo verso "l�Audace" di via Frangipane. Mi sbaglio o l� c�eri tu pure, nello spazio attiguo riservato a lottatori e pesisti? - non si sbaglia: sollevavo un bilanciere, provavo una mezza elson, tiravo qualche pugno con i meno pericolosi - .poi un po� di parallele alla sovrastante Sala Gigli, troppo difficili sbarra e anelli. Roba da ragazzi. - Qui imperava il grande incomparabile Felice Tonetti. Un personaggio, una autorit�, un gentiluomo colto e ospitale che tutti si chiamava, sia pure col dovuto rispetto, - pap� Tonetti -. Ed era un padre di quelli veri! Vincevi un match? Un panino ed una gazzosa. Avevi delle difficolt� familiari, contrasti, incertezze? Pap� Tonetti ti convocava e parlava mischiando autorit� e bonomia, suggerimenti ed ordini, insegnandoti per prima cosa la via della palestra in luogo del marciapiede. Dai pi� abbienti, soci o non soci dell� " Audace ", ricavava contributi ed elargizioni speciali; n� sanno il grande Raicevich e lo stesso Beniamino Gigli al cui nome ed alla cui munificenza si dovette la pur modesta omonima sala, patrimonio appunto dell�Audace che vi faceva svolgere le sue periodiche riunioni di pugilato, d�atletica, di scherma, di lotta e sollevamento pesi. Tutto in uno spazio per un paio di 100 spettatori. Ma per l�epoca era una cosa invidiabile, una fortuna. Qui imperava la sora Checca, madre di due Buratti. E� a lei che si affidavano gli indumenti da accudire; solo lei poteva scaldare in casi eccezionali due pentole d�acqua calda da immettere nel serbatoio dell�acqua fredda sotto al quale dovevano passare coloro che non preferivano raggiungere, sudati, la propria abitazione; insomma dopo pap� Tonetti c�era lei e soltanto lei: Quando le esigenze lo richiedevano, i nostri allenamenti finivano anche a mezzanotte; e la comprensiva padrona di casa, che aveva nei locali anche la sua modesta abitazione, a fare ogni tanto capolino e qualche volta - eh si, succedeva - perde la pazienza e cacciarci letteralmente fuori spegnendo le luci e minacciando il peggio. Facevano da spalla a Cesaretto il maestro Alegiani, e Di Rienzo, detto l�eminenza grigia, forse perch� i suoi comp�ti erano illimitati: arrivava dappertutto, sapeva di tutto, provvedeva a tutto; quando non sapeva, favoleggiava. Anni gloriosi per l�Audace (siamo a met� tra i 20 e i 30) che ospitava il popolarissimo Barbaresi, poi Fiermonte e Palmucci, Ubaldo e Ceccarelli, De Carolis e Curzio Sala, Leopardi e i Marfurt, Ansini, Girolami e Lucioli, il formidabile terzetto dei pesi mosca Sili, Varani e Magliozzi, quindi gli Alleori e Berardi, l�ospite di colore K.O. Brisset che doveva poi incontrare Bosisio e Fiermonte, e via via Urbinati, Fabriani, Mario Bianchini, i due Palermo e tutti gli altri minori. Un pomeriggio dietro l�altro, poter assistere agli allenamenti di via Frangipane costituiva un privilegio prima e uno spettacolo poi. Allenamenti con Cesaretto sul ring, Alegiani alle "figure", Di Rienzo al "sacco". Un occhio particolare ai giovani dilettanti che mettevano insieme due-tre squadre per competere in citt� e fuori. E rimbombava il sacco, tambureggiava il punching-ball, picchiettava sul pavimento la corda, ansimavano quelle delle lunga obbligatoria ginnastica a terra. M�� rimasto nella memoria un allenamento, se cos� pu� definirsi, fra il mediomassimo Ubaldo ed il mini-minimosca Urbinati: un metro e ottantacinque contro un metro e mezzo o gi� di l�. Per colpire il pur rassegnato Ubaldo al viso, Urbinati doveva letteralmente saltare: e saltava! Chiesi all�eminenza grigia, chi fosse quel ragazzino che non avevo visto prima d�allora. �Segua questo nome: Richetto Urbinati, detto "Piripicchio". Come vedi....Glielo ricordo a Cesaretto che sorride beato, inseguendo quelle immagini e quei ricordi neppure sbiaditi dalle nebbie del tempo. E si conviveva in tanti sotto lo stesso tetto, tutta gente di primo piano con i loro miraggi, i loro orgogli, magari anche qualche gelosia? Certo, ci voleva tatto, bisognava saper fare; ma erano tempi in cui il dialogo era pi� facile, l�autorit� del manager quasi indiscussa. Con molti avevo - a quei tempi si usava - il - contratto a vita - ; ma chi voleva essere lasciato libero per un ragionevole motivo, veniva da me e la faccenda si risolveva cos�, in famiglia. Mortale, un giorno mi fece osservare che quattro pesi leggeri di ottima reputazione - lui, Bianchini, Lucioli e Girolami - erano forse un po� troppi nella stessa scuderia. Vai pure, gli dissi, e Dio ti accompagni. Lo - accompagn� -. Pi� terrestremente Q. Nobili e fece della buona strada, auspice la Borgo Prati che con la sua invidiabile (per quei tempi - palestra poteva permettersi di organizzare anche grosse riunioni. Ma restammo in buoni rapporti ed in pi� di una occasione lo ebbi aggregato nelle mie sempre pi� frequenti trasferte all�estero. A proposito di trasferte, fosti un precursore, ti chiamano "il pellegrino" visto che non trovavi terra ferma. E� cos�? Bisognava pur vivere e far vivere quell�esercito di pugili. Qui i locali non c�erano, salvo qualche cortile di palestra per l�estate e qualche preziosissimo cinema per l�inverno. E cos� via all�avventura che cominciava dal viaggio. Mica come oggi che con l�aereo fai tutto in un paio di giorni. Ce ne misi tre di piroscafo per approdare in Tunisia ed oltre trenta per raggiungere il Transvall, idem per il Sud America. Ci si allenava a bordo ed una volta sul posto si avevano dinanzi a noi mesi di permanenza e di sacrifici, la nostalgia, dopo i primi giorni di curiosit�. Per me, i dizionari stranieri in tasca, quindi le pi� disparate mansioni, da infermiere a massaggiatore a cuoco, sorvegliante guardiano notturno.....qualche volta anche giudice di pace. E poi le trattative con gli organizzatori, i contatti con la stampa, gli albergatori e cos� via. Mi par bene che la prima di queste trasferte fu in Romania con Giuseppe Spalla, Leopardi, i Venturi che non erano ancora passati col fratello Alfredo; impression� Leopardi, ma vinsero anche gli altri riscuotendo applausi e consensi. Poi, Parigi con Ercole Buratti, Michele Palermo, Ceccarelli, Mortale, Bianchini che debuttava al professionismo, aggregato Luigi Quadrini che riprendeva un�attivit� che sembrava spenta; fecero spicco Michele Palermo e Mortale, la cui potenza di pugno sbalord� tecnici e giornalisti. Quindi la Spagna, con punte di diamante in Mortale e Ceccarelli.....ed eccoci in Belgio con Palmucci che pareggi� col campione nazionale Delarge, Fiermonte che rimase per� senza competitore, Ubaldo e Pennacchini. Qui costituimmo una specie di "base" da dove puntammo prima in Inghilterra dove Fiermonte mand� in estasi quei buongustai, i due Venturi che furono altrettanto strepidosi (Vittorio con Kid Berg ed Enrico con Nel Tariston, due fuori classe della boxe britannica)Sala e Angelini II - detto - il ciclone, infine l�aggiunta del debuttante Turiello. Queste nostre imprese varcarono l�oceano, ed eccoci cos� in Argentina, chiamati da Ruggero De Santis per conto del grande Lectoure padre. Ancora con la pattuglia d�oro: Fiermonte che, tra gli altri incontr� il nominato KO Brisset, Vittorio Venturi che affront� il grande Rayo; Palmucci vincitore del campione dell�Uruguay; Luigi Marfurt che in quell�occasione fece forse meglio di tutti. Ci chiamarono anche in Nord America, ma Lectoure non consent�. Disse che l�America era quella dove stavamo, non l�altra...

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Torniamo in Italia anche perch� ammalati di nostalgia, ma fieri e soddisfatti. Soddisfazione guastata....dallo sfratto che trovai in via Frangipane: altri mi avevano soppiantato approfittando della mia assenza: abbozzai ma cedetti solo una fetta di terreno giacch� passai con armi e bagagli nella vicina "Monti", a cento metri di distanza dalla vecchia dimora. E la vita continu�..... Torneresti a vivere quella vita? - Senza pensarci nemmeno un istante. - anche se qualche cosa � cambiato da allora? - Per me non sarebbe cambiato un granch�. Ho il mio sistema e non lo modificherei nella sostanza: paterno come allora, intransigente quanto basta, persuasivo. Se il metodo andava allora perch� non dovrebbe andare oggi? Gli allievi di allora, fatti tutti uomini, mi vengono ancora a trovare, compresi quelli che non erano della mia scuderia, gente dell�epoca. E mi aiutano a vivere, ad alimentare sogni e ricordi, perch� io me lo sogno anche la n otte il pugilato: mi fa compagnia. Voi dite e scrivete spesso, quando andate alla ricerca di un alibi o di una scusa: - Altri tempi -. Io dico invece - Altri uomini e magari anche altri sentimenti -.- Dovessi fare una graduatoria, una scelta, dei tuoi migliori campioni, come la definiresti? - Non vorrei far toro a nessuno, tanto furono tutti bravi e generosi. Ma se proprio debbo rispondere, dico: primo Fiermonte, una personalit� eccezionale, dotato da madre natura come pochi altri (un bronzo del Donatello, disse infatti di lui lo scrittore Marco Ramperti n.d.r.), uno stile impeccabile, una variet� di gioco che solo chi ha classe superiore pu� esprimere: lo definirono "Il Carpentier italiano" ed � tutto dire. Sarebbe potuto divenire campione del mondo titolo che aveva ormai a portata di mano, guadagnato con una strepitosa tourn�e in Nord America. Ma, l�ho ricordato, madre natura lo aveva fatto in un certo modo ed a perdere la testa questa volta fu una miliardaria americana. Cambi� vita - fu un bene, fu un male? - e addio pugilato. Subito dopo Michele Palermo - (Kid Frattini), un figlio partenopeo anacronisticamente biondo ed altrettanto anacronisticamente silenzioso e riservato; una roccia, la pelle sembrava fatta di cuoio, non vi lasciavano segni n� i colpi, n� urti d�altro genere (-l�elefante bianco- lo defin� Petroselli).

Cesaretto Desantis il volto della boxe di un altra epoca Un PAGANINI DELLA BOXE.jpg

- E Mario Bianchini, un Paganini della boxe, dicevo io. Sempre allegro e spigliato, una barzelletta e uno stornello, teneva su tutta la compagnia.

Con un diverso sistema nervoso, Rinaldo Palmucci sarebbe stato pressoch� imbattibile; ma come si avvicinava il suono del gong diveniva irrequieto, irascibile, un altro insomma. E il gladiatore Buratti, l�intrepido Ansini che si permette il lusso di andare a battere a Parigi il campione del mondo Young Perez e di pareggiare poi col fenomeno dell�epoca Al Brown? E i Marfurt, Luigi soprattutto, ed infine Fabriani cui difettava solo il fisico, per il resto un autentico talento. Tanti, tanti, tutti bravi, tutti cari, oggi come ieri. - Che pensi dei pugili e del pugilato attuale? - Nessun dubbio che gli insegnanti di oggi possono attingere ad altre fonti di coltura tecnica e sanitaria; noi eravamo al sillabario, ma guardavamo, copiavamo, perfezionavamo, ci sosteneva la passione, dispensavamo consigli, suggerimenti, seguivamo con cura e trepidazione i nostri ragazzi, la loro evoluzione. E credevamo nel sistema. Oggi, per dirne una, penso che difetti la preparazione, quella atletica prima di quella tecnica. Chi fa pi� il footing, la ginnastica, gli esercizi intesi ad attrezzare il fisico prima di mandarlo sul ring? Ed una volta qui, dove � andato a finire il - corpo a corpo -, chiave di svolta del risultato conclusivo? Chi schiva, chi sposta, chi accompagna i colpi per attenuarne la efficacia. Io li tenevo ore dinanzi allo specchio e sul ring a fare le - figure -, a perfezionare i colpi, a comprendere il perch� di quella certa azione. Oggi si ha fretta, troppa fretta, si guarda al risultato spicciativo, con le conseguenze che vediamo - Lo stesso pubblico di disamora -. Quando ti decidesti per la .pensione? Verso la fine della guerra mondiale. Vivevo gli ultimi episodi nella mia ennesima palestra di Via Tiburtina, quando esigenze belliche fecero si che quei locali fossero requisiti. Una non sollecitata riapparizione all�angolo di Egisto Peyre allorch� incontr� quel negro Gibson che stava maramaldeggiando sui rings romani del �45. Un Welter contro un medio-massimo! Venne da me Felice Zappulla, suo procuratore, e mi disse - Ecco qui il fiore all�occhiello. Per questo match ho bisogno di un maestro, te lo affido -. Sapete il resto, una vittoria prima del limite esaltante per un duplice motivo, dati i tempi. E quando il -felicissimo Felice mi disse: - Ora facciamo i conti -, aprendo il portafogli, gli risposi: - Mi basta la soddisfazione, conto saldato -. Ma il vero - canto del cigno -, si chiama Tiberio Mitri e proprio tu lo sai bene. Ai tempi della sua integrit� fisica e morale ci avrei girato il mondo; ma all�epoca accusava gi� l�usura del tempo e di altre sensazioni che non legavano col pugilato. Lo ebbi per poco tempo, sufficientemente per iniettargli sufficiente nuova dose di serenit� e fiducia in se stesso. Gigi Proietti complet� da par suo l�opera e ne fui felice. - Ti sei mai ritenuto un - mago - etichetta di moda gi� a quei tempi? I maghi fanno pensare alle favole: io invece credo solo nella realt�. Ma se potessi disporre soltanto un po� di potere magico, lo userei per scalarmi un certo numero di anni e riportarmi a quei tempi, con tutti i vicini di allora. Ma, come ho detto, ai maghi non credo. E quindi mi rassegno...... Decio Lucarini


EMILIO DURANTI

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